Sezione Architettura e Urbanistica del Dipartimento di Ingegneria Edile Idraulica e del Territorio Università di Pisa -- Via Diotisalvi, 2 56100 Pisa, Italy Precisione, nel senso di "rispetto dell'ordine e dell'esattezza" [1], in architettura dice tutto e non dice nulla, infatti ci si può riferire allo svolgimento delle funzioni alla esecuzione, alle forme,alla distribuzione dei pesi, delle dimensioni, ma non potremmo arrivare a nessuna conclusione, se i caratteri presi in considerazione non sono commensurati ad un campione di riferimento. Se il campione è fisico il procedimento della valutazione è praticamente possibile, se il campione è mentale (ad es: norma morale),cioè appartiene alla sfera della individualità e della personalità il raffronto diviene meno facile e si sposta su un piano critico diverso. Quindi la precisione non è suscettibile di essere applicata speditamente mancando il campione fisico di riferimento. Un termine di confronto concreto, consente di stabilire tre livelli di valutazione che hanno a che vedere con la precisione, piena congruenza ovvero un rapporto 1a 1,una approssimazione in difetto (<1), in eccesso (>1). La differenza tra 1 ed il valore determinato in difetto o in eccesso è la tolleranza [2], cioè, lo scarto ammissibile tra il valore reale ed il valore teorico e comprende tanto gli errori di costruzione quanto quelli di misura. E' noto che il valore reale non è unico, ma ve ne sono infiniti. Gli studi sulla teoria della misura portano a definire insiemi di valori compresi in un intervallo dato. In architettura la precisione può essere stabilita una volta prefissati la misura o il "modulo" o stabilita la forma (geometrica) campione. Requisiti di qualità, di funzione, di consequenzialità hanno dei campi di variazione nell'apprezzamento della rispondenza molto più ampi e soggettivi. La definizione "più preciso possibile" è al più una definizione potenziale, che può essere sempre applicata: 1)al fatto concreto e l'edificio architettonico è lì con la sua storia, materiali, forme, funzioni, valore estetico; 2)all'edificio da costruire passando da un progetto in scala al dato reale. La telematica, come sistema virtuale di rappresentazione della
realtà, opportunamente associata a sofisticati strumenti
ottici collegati a computers, dotati di adeguati sistemi informatici,
é un prodotto della modernità piu' avanzata, proiettata,
come la "nuova economia", in avanti. Strumenti altamente
sofisticati, sono la ricaduta commerciale della tecnologia, della
esplorazione astronomica del sistema solare medianti sonde spaziali.
La precisione conseguibile ed i particolari minimi che teoricamente
e praticamente possono essere, tornando sulla terra, rilevati
e disegnati, ricordano con i loro sistemi automatici l'apologo
relativo ai cartografi cinesi che fecero una mappa, per mostrare
il loro zelo, grande quanto l'impero e coincidente con esso;
il problema fu usarla. Viene in mente la carta peutingeriana
in cui invece era rappresentato tutto l'impero romano [3], oppure le cartine delle città
che i turisti consultano nei giorni d'estate, orientandosi nelle
nostre città semideserte. Per affrontare in modo chiaro
l'argomento della precisione in architettura è opportuno
ricordare anche il concetto e la funzione del disegno: prodotto
intellettuale dipendente dalla percezione visiva, fondamento
delle arti della forma, linguaggio mimetico, simbolico e analogico.
Il disegno non avrebbe avuto, storicamente, l'importanza che
ha via via assunto se non avesse posseduto la proprietà
di rappresentare una sintesi operativa, mnemonica, ideativa del
reale, se non avesse posseduto la proprietà della flessibilità,
di volta in volta essendo arte, tecnica, messaggio, modello,
progetto o tutto insieme. Nel caso del disegno di progetto/rilievo edificio la scala di riduzione è necessaria. Anche in questa circostanza non voglio considerare come esempio, la scala 1:1, ma un rapporto che può andare da 1:100 a 1:20. Ad esempio, nel primo rapporto osservo che 1 mm di spessore della linea equivale al vero a 10 cm e che nel secondo rapporto una linea di spessore 0,2 mm. è 2 cm. al vero, per cui pretendere di avere una precisione esecutiva o grafica indipendentemente della scala è inutile. Al programma grafico di restituzione o progettuale dell'edificio segue la trasposizione delle misure date in scala, sul piano del reale, operazione che non è esente da errori e da aggiustamenti. A cosa serve un sistema grafico perfetto quando i sistemi costruttivi ,i materiali, nella realtà hanno proprie "tolleranze, quando gli operatori hanno adottato unità di misure proprie quali il pollice, il piede, il braccio, la canna? Qualora quella figura di progetto sia riducibile al piano
della lastra indipendentemente dalla profondità, un programma
informatico di raddrizzamento può dare elementi approssimati,
ma non sufficienti, per determinare rapporti modulari, numerici,
geometrici, non rapporti spaziali. Ritorno alla precisione nell'ambito del rilevamento architettonico diretto. In questo caso si tratta di un'opera costruita nel passato. Suppongo di voler capire, a posteriori, percorrendo una sorta di processo inverso, l'iter, l'idea progettuale, il controllo compositivo delle parti e dell'insieme, che ha portato alla attuale conformazione. La conoscenza del periodo, in cui questa architettura è stata realizzata, la tecnica costruttiva, il sistema di misura applicato, consentono di scegliere le scale di restituzione grafica che comportano date approssimazioni ed errori valutabili, che non compromettono tuttavia di portare a conclusione la ricerca intrapresa. Occorre tenere conto inoltre, che nel caso di un edificio, costruito in braccia volterrane, ad esempio la fonte medievale di Docciola [5], non è corretto misurarlo, anche se molto pratico, in centimetri. Il capomastro o l'architetto teneva disponibili infatti degli strumenti di forma e di dimensione di massima o dettagliati per gli scarpellini e per sé, in braccia o in canne, usando anche sottomultipli: mezzo braccio, un terzo, un quarto, un ottavo Il materiale da costruzione ,componente da tenere nel debito conto, era la pietra che veniva lavorata a scalpello e martello, cavandola da un masso informe, sempre a mano, ed ogni pietra pesava circa 15-30 kg, alla fine della lavorazione. Il grado di lavorazione di ogni blocco portava ad una approssimazione di fatto dell'ordine di 1/288 di braccio (2,043 mm.),vale a dire 1/2 punto. Lo strumento di misura correntemente era materializzato in una stecca di legno (per questo a noi non è giunta testimonianza concreta) sommariamente graduata, certamente non suddivisa in punti, come testimone di riferimento, da cui derivavano altre stecche tagliate per i numerosi componenti la squadra dei lapicidi, che collaboravano all'elevazione della costruzione. Non ritengo corretto, da un punto di vista concettuale e operativo per restare nell'esempio, rilevare una opera del XIII secolo con una strumentazione diversa da quella usata quando fu costruita: vado più in là. Per fare un rilievo, filologicamente corretto, occorre bandire ogni strumento ottico (livello, tacheometro, stazione totale, misuratori laser, raddrizzamenti di fotografie), ma usare strumenti almeno simili a quelli usati: la misura lineare (se si conoscesse a priori l'unità di misura utilizzata, la stecca andrebbe costruita ad hoc), la canna o regula, il perpendiculum, la livella o il livello ad acqua, la squadra, la corda, l'archipenzolo, ecc. Il prelievo delle misure deve essere inoltre diretto. Questa operazione impone operazioni che richiedono il contatto fisico, se possibile, con tutte le parti dell'opera architettonica ed una conoscenza diretta (per quanto è possibile) dall' "interno" della costruzione. Applicando gli accorgimenti sopra elencati effettuo un prelievo di misure omogeneo con i caratteri propri dell'opera e discreto, come discreto è stato l'uso delle misure nella edificazione. Non introduco una precisione, che è inutile per una interpretazione del significato (struttura, forma, misura....) dell'opera, ma opero con un procedimento, che contiene un ritmo ed una serie di azioni affini a quelle effettuate per innalzare la costruzione. Forse ho capito "qualcosa" in questa situazione della archiettura, è come se l'avessi "ricostruita". Considero un esempio più vicino a noi di qualche secolo: la Rotonda di Andrea Palladio, riportata dallo stesso artista nel secondo libro di architettura del 1570 e costruita negli anni 1566-67. [6] Tra il disegno pubblicato e quello rilevato dal Scamozzi si notano delle differenze, come si può vedere dallo studio particolare su "La Rotonda et sa géometrie" di R.Streitz. [7] Durante la costruzione, ma anche dopo, furono apportate varie modifiche che hanno alterato anche sensibilmente gli equilibri compositivi della villa palladiana. Un rilievo puntuale, rigoroso, effettuato con tutte le tecniche che danno precisioni alla frazione del millimetro e restituito in modo automatico, non servirà a comprendere, data la inutile precisione e l'algida meccanicità e la completa estraneità dei mezzi adoperati rispetto all'opera, i criteri compositivi e strutturali posti alla base del progetto da Palladio. Per capire le differenze puntuali, in modo organico, tra il progetto e lo stato di fatto, il grado di precisione dovrà essere dato soltanto dai numeri interi, ottenuti con il piede vicentino come unità di misura lineare, in pianta ed in alzato e con il prelievo diretto, effettuato con una strumentazione simile a quella tradizionale. Si stabilisce in questo modo un rapporto affine, attraverso la progressione degli atti di prelievo e di controllo, basati sulla stessa scienza geometrica, che ha presieduto all'innalzamento delle strutture murarie. Il rilievo, così effettuato, consentirà per raffronto visivo e numerico di svolgere l'esame richiesto e di valutare le differenze apportate durante la costruzione della Rotonda e successivamente. Intanto la semplice considerazione dei dati, presenti nel disegno palladiano, che riguardano le dimensioni dei vani, posti sul perimetro esterno della villa, mi porta ad adeguarmi all'opera di Andrea. Le loro dimensioni interne stanno secondo il rapporto numerico
11,15,26 piedi, dove il numero primo e terzo si ottiene per differenza
o per somma dei due numeri successivi o precedenti, fatto di
assoluta importanza. Il vano circolare interno ha un diametro
di 30 piedi.(15-11=4; 30-26=4).Il 4 non appare scritto, ma ricorre
come numero base, su cui si fonda il carattere formale e distributivo
della pianta imperniato nella sala circolare centrale. Ma questo
carattere distributivo ha poco a che vedere con quella esattezza
ricercata dall'architetto nel suo disegno quando, al contrario,
vuole costruire una regola normatrice, regolarizzatrice, strutturale. Nella pianta occorre completare le dimensioni dei vestiboli di collegamento con i pronai per avere un disegno completamente quotato e tale da consentire di essere edificato nelle membrature murarie, con quella stessa strumentazione che fu adoperata. Con queste basi l'analisi può procedere proficuamente, come mi riservo di esporre in altra occasione con un articolato approfondimento. NOTE L'autore
Copyright ©2001 Kim Williams |
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